Assassin’s Creed Valhalla: Song of Glory Volume: 2 di 3 Data di uscita: 18/11/2020 Publisher: Dark Horse Comics
Sinossi: Dopo aver salvato un villaggio posto sotto assedio da alcuni vichinghi rivali, Eivor rivendica il territorio per il regno del padre e ritorna con un tributo, una cantastorie di nome Gull rivelatasi un’importante prigioniera del clan di Re Kjotve. La cattura ha portato con sé la minaccia di un’imminente battaglia ed ha ulteriormente intensificato il conflitto tra i due regni. Da un’altra parte, il fratello acquisito di Eivor ha ottenuto una spada di acciaio damasco e ha rivolto i suoi occhi verso un nuovo bottino.
N.B. Tutte le considerazioni che vedrete di seguito sono state fatte prima di aver concluso il videogioco Assassin’s Creed Valhalla.
…Song of Glory continua...
Il fumetto ha inizio ad Adger [1], nella casa lunga di Re Kjotve, dove due uomini, tra i quali è presente quello a cui sono state amputate le gambe da Eivor al villaggio, riferiscono dell’accaduto al proprio padrone. Alla notizia della perdita di Gull, finita in mano a Re Styrbjorn, Kjotve giustizia il proprio servo gambizzato e chiede del proprio campione Bjarke. Gli viene risposto che il guerriero ha già lasciato il villaggio e si è diretto al Tempio come comandato dal Re. Kjotve rivede i propri ordini: Bjarke deve tornare indietro poiché Gull è la chiave per qualcosa e va recuperata ad ogni costo.
La scena si sposta a Stavanger dove Eivor e Tora stanno combattendo in allenamento. Quest’ultimo, tra un colpo e l’altro, si rivolge alla vichinga suggerendole di utilizzare tutta la sua rabbia accumulata per via dell’umiliazione ricevuta da Styrbjorn nel momento in cui ha rifiutato il suo tributo. Eivor si chiede quando arriverà il momento in cui le verrà riconosciuto l’apprezzamento che merita dal proprio padre adottivo, quando lui la vedrà per ciò che vale. Alla domanda di Tora su chi Eivor pensi di essere, se una guerriera o una regina, Eivor risponde con un secco: “Sono un dio”.
Ascoltato il dialogo tra i due, Gull si rivolge ad Eivor chiedendole se è davvero questo che la “figlia dei corvi” desidera, perché, in tal caso, lei potrebbe renderla un eroe conducendola ad un bottino al di là dei sogni di Njörðr [1] stesso. All’accusa di Tora di essere solo una pazza, Gull continua a parlare affermando che anche ad Agder l’avevano definita tale, eppure Re Kjotve, dopo averla ascoltata, ha ricevuto diversi tesori… gli stessi tesori che ora può offrire a Eivor. Quest’ultima le intima di smettere di parlare mediante indovinelli ed enigmi ma Gull afferma che è proprio così che loro dialogano con lei, attraverso il ponte arcobaleno. Gull si dichiara testimone di visioni splendide e maestose, le quali afferma di aver in passato mostrato a Kjotve ma questi, in risposta, l’ha torturata, bruciata e ferita; è sicura però che lo stesso non accadrà con Eivor, non se sarà in grado di portarla al tesoro degli Aesir [1].
La vichinga, incuriosita, continua ad ascoltare le parole di Gull che promettono gloria, oro, argento, pietre preziose e perle destinati solo ad Eivor. Tutto ciò si troverebbe al picco di Feiknstafir dove Veðrfölnir [1] vola libero.
Al sentire il nome del luogo in cui Gull vorrebbe che Eivor andasse, Tora l’accusa nuovamente di essere impazzita: nessuno sano di mente scalerebbe mai il Feiknstafir di propria volontà. Tuttavia Eivor sembra aver preso la propria decisione: se questa impresa riuscirà infatti a mostrare al proprio padre adottivo ciò di cui è capace, chi realmente ella sia, allora ben venga. La “figlia dei corvi” chiede all’amica di non rivelare a nessuno le sue intenzioni. Alla domanda finale di Tora “Che cosa direbbe Sigurd?”, Eivor risponde che il fratello al momento non è lì con loro, ma da qualche altra parte a forgiare la sua leggenda.
Veniamo così trasportati sul fiume Nistro dove Sigurd e il cugino Knud si stanno infiltrando all’interno del castello di un uomo estremamente ricco, un mercante indicatogli dall’aiutante del fabbro al quale hanno tagliato la lingua. Valutando come più opportuno un approccio furtivo rispetto ad un attacco frontale, i due vichinghi decidono dunque di aspettare che il vino faccia il suo corso sui commensali.
Si torna così in fretta sulle montagne Feiknstafir, dove Eivor e Gull stanno scalando la vetta, tra neve, gelo e passaggi pericolosi. Sono tutti questi tre elementi a mettere a repentaglio la vita della cantastorie, o scaldo, che quasi non cade giù da un dirupo. Afferrata in fretta da Eivor, Gull viene accusata severamente dalla vichinga che la ammonisce di non valere molto come veggente. Dopo aver ringraziato a suo modo Eivor, affermando come ci sia una vera amicizia tra di loro, le due arrivano finalmente alla meta: il Tempio di Heimdall [1], figlio dorato delle nove madri. Gull recita quindi una frase:
“Qui, sotto lo il suo sguardo (di Heimdall, n.d.r.), il più grande dei regali verrà concesso. Qui, il cieco sarà in grado di vedere. Qui, leggende verranno forgiate...”
Nel mentre Sigurd e Knud stanno finalmente iniziando a razziare, stranamente in modo silenzioso, la casa del mercante, cercando di non svegliare nessuno degli ospiti inebriati dal vino. Cosa che, però, non gli riesce perfettamente. Uno degli ospiti, infatti, si desta e cerca di attaccare goffamente Sigurd con un coltello: il fendente, ovviamente manca tragicamente il vichingo che, in un attimo, pone fine al combattimento trafiggendo l’ebbro. Allarmato da un urlo, il mercante, nonché anfitrione, si alza dalla tavola per andare a controllare: a questo punto un uomo, anch’esso seduto al tavolo, afferma che sarebbe lui stesso a doversi sincerare che tutto vada bene. Il mercante tuttavia, chiamandolo Ammon, gli consiglia semplicemente di divertirsi e di restare seduto e che saranno le guardie a gestire il tutto.
La situazione sembra tuttavia tutt’altro che tranquilla, con Sigurd e Knud che stanno facendo strage di guardie. Un sussulto di quest’ultimo però conferma che non tutti i piani vanno sempre per il verso giusto: Knud è infatti a terra, sanguinante, con una ferita all’addome. Su di lui torreggia un uomo vestito di bianco e con alcuni dettagli, tra cui un drappo al livello del bacino, in rosso: è Ammon. L’uomo afferma che i barbari avrebbero scelto la festa sbagliata da rovinare. L’uomo, a detta di Sigurd, appare disarmato, una scelta bizzarra. Tuttavia, un attimo dopo, il vichingo assiste ad una scena interessante: una lama spunta dal dorso della mano e del braccio destro di Ammon. I due scattano l’uno contro l’altro e la scena si conclude.
Gull ed Eivor si sono infine introdotte all’interno del Tempio di Heimdall ma la vichinga riesce a scorgere solo rovine, i veri tesori devono essere stati portati via decadi prima. Lo scaldo le consiglia di avere fede, le ricchezze saranno sue, lo sente nel suo cuore. Procedendo nella struttura però le due si imbattono, senza essere viste, in alcuni degli uomini di Kjotve: alla domanda di Eivor sul perché questi nemici si trovino lì Gull risponde con un secco “Per il tuo stesso motivo, è ovvio”. La cantastorie inizia quindi ad urlare, per rivelare la propria posizione, richiamando a sé Bjarke, il campione di Kjotve. “Ho portato un regalo per il nostro padrone!”. Tradita da Gull, Eivor si accinge a combattere per avere salva la vita da questa trappola.
Dopo aver respinto un paio di attacchi e ferito un vichingo, la donna viene pugnalata alla schiena da Gull che le confida che Eivor in realtà si è tradita da sola, dai suoi stessi sogni che un giorno la porteranno alla rovina. Uno degli uomini di Kjotve, un certo Wulfing, si avvicina ad Eivor, stesa per terra, e si complimenta con Gull nonostante fosse l’ultima persona che si sarebbe aspettato di trovare lì. Eivor sarà un ottimo bottino. A queste parole, la vichinga risponde agonizzante che lei, per prima cosa, non è il premio di nessuno e che, per secondo, entro la fine della giornata le ricchezze di Heimdall saranno sue. La vichinga lo giura sul nome di suo padre. A tali parole Wulfing inizia a ridere per poi affermare che Styrbjorn è già morto.
La narrazione ci porta così a Stavenger dove una sentinella viene assassinata tramite una freccia diretta nell’occhio. Nella casa lunga Dag e Tora stanno parlando, con il primo che interroga la seconda su Eivor. Incalzandolo sempre di più, Dag afferma che Eivor non viene vista da giorni e che Tora in fondo non è poi così brava a mantenere un segreto. Il dialogo tra i due viene bruscamente interrotto da un urlo e dalla conseguente corsa di Re Styrbjorn verso l’esterno: nel momento in cui questi mette piede fuori però viene trafitto da due frecce e collassa al suolo. Il volume si conclude con l’urlo di Dag che incita gli uomini a proteggere il Re e con uno degli invasori che afferma di rivendicare Stavenger per Kjotve il Ricco [2].
Enciclopedia Storica [1]
Adger
Adger è una contea norvegese tutt’ora esistente confinante con quella di Rogaland, il distretto che include al suo interno Ryfylke. A differenza di quest’ultima, Adger presenta aree fertili e coltivabili sia in pianura che nelle zone collinari, e sulla costa è influenzata dalla favorevole Corrente del Golfo. Il suo confine meridionale dà sullo Skagerrak, un canale naturale situato fra il famoso Jutland danese e la Norvegia. La Ynglinga saga riporta come il territorio venne conquistato da Re Harald Bellachioma dopo la battaglia di Hafrsfjord contro Re Kjotve il Ricco.
Njörðr
Njörðr è una divinità norrena facente parte della stirpe dei Vanir ed è il padre di Freyja, dea della bellezza, dell’oro e della fertilità. È il dio del mare, del vento, delle perturbazioni e, ovviamente, della ricchezza. Nonostante il carattere imprevedibile e capriccioso, su di lui grava l’importante compito di accompagnare per l’ultimo viaggio i morti su una barca convertita a bara.
Æsir
Con il termine Æsir, o Asi, si indicano gli dèi del pantheon principale della mitologia norrena, mentre il secondo è quello dei Vanir. Secondo tale religione i due “clan” divini si sarebbero nel tempo combattuti per poi riappacificarsi. All’interno del primo pantheon risiedono entità ormai famose come Odino, Thor ed Heimdall, mentre nel secondo figurano ad esempio i già citati Njörðr e Freyja. Per quanto riguarda la loro natura divina ci sono alcune diverse teorie che puntano in direzioni molto differenti: una delle più interessanti è sicuramente quella evemeristica che tende a considerare gli dèi come umani divinizzati.
Veðrfölnir
Legata all’animale Veðrfölnir vi è una curiosa e divertente nozione mitologica che lo definisce come un falco che siede tra gli occhi di un’ignota aquila a sua volta posata sull’albero cosmico di Yggdrasil. Il perché questo falco sieda in tale posizione è un mistero, secondo alcuni potrebbe svolgere lo stesso ruolo dei corvi di Odino: ovvero volerebbe in giro per il mondo riportando indietro informazioni e conoscenza.
Heimdall
Heimdall è il famoso dio norreno della sorveglianza e il custode del Bifrǫst, il ponte arcobaleno che unisce il mondo degli umani a Ásgarðr, la dimora degli dèi. Figlio di Odino e di nove madri diverse, è dotato di sensi ipersviluppati, vista e udito, e secondo la leggenda sarà colui che dovrà avvertire le altre divinità dell’arrivo delle orde infernali di Múspell e che ucciderà, e verrà ucciso, da Loki.
Lore [2]
Re Kjotve il Ricco
Nella precedente analisi del primo volume di Assassin’s Creed Valhalla: Song of Glory ci eravamo posti il quesito riguardante l’identità di Kjotve. La storia riporta infatti l’esistenza di un Kjotve il Ricco, mentre il videogioco di Valhalla utilizza come attributo “il Crudele”. Con questo secondo volume abbiamo infine ricevuto la risposta che stavamo aspettando: i due Kjotve, “il Ricco” e “il Crudele” sono la stessa persona.
Una Lama Celata nell'Europa sud-orientale
Seppur il secondo numero di Assassin’s Creed Valhalla: Song of Glory non porti a particolari sviluppi nella trama, soprattutto per chi ha già iniziato a giocare al videogioco, c’è un elemento che ha acceso l’interesse di tutti coloro che hanno letto il fumetto o i riassunti che vi stiamo proponendo. Stiamo ovviamente parlando di Ammon, l’individuo che Sigurd si trova a dover combattere durante la sua razzia. L’individuo non parla molto, giusto un paio di dialoghi veloci, ma non è tanto ciò che dice quanto ciò che mostra ad interessarci: stiamo ovviamente parlando della Lama Celata che porta con sé e dei vestiti che indossa.
Il dettaglio che per primo salta all’occhio, ovviamente, è l’arma che Ammon indossa; una lama che, il più delle volte, ha sempre significato solo una cosa: l’appartenenza alla Confraternita degli Assassini. La Lama Celata, come tutti noi ben sappiamo, è un’arma che nella pratica, come suggerisce il nome, ha lo scopo di sorprendere il bersaglio e di nascondere fino all’ultimo le intenzioni dell’assassino tra la parte interna dell’avambraccio e il fianco. Tuttavia, con Assassin’s Creed Valhalla (e qualche eccezione del passato tra cui il famoso Darius), questo tabù è stato superato per via delle preferenze di Eivor: la Lama viene infatti indossata sul lato esterno dell’avambraccio. Nel vedere quindi Ammon portare la lama nello stesso modo ci sorprende e ci lascia indifferenti allo stesso tempo. Andiamo a vedere il motivo di ciò.
La posizione della Lama Celata non ci sorprende più di tanto perché, come detto sopra, non è la prima volta che vediamo una cosa del genere, tuttavia la questione diventa molto più interessante nel momento in cui ci soffermiamo sul secondo particolare dettaglio che si può notare guardando Ammon: stiamo parlando dei suoi abiti. Il vestiario di questo nuovo personaggio è composto da diversi elementi: una veste perlopiù bianca, una sottoveste e un drappo a livello dei fianchi rossi, una cinta di pelle e una cappa marrone. Esaminiamo quindi questi elementi partendo dalla visione generale. Ad un primo sguardo, e questo lo avrete sicuramente notato tutti, gli abiti che Ammon porta ricordano decisamente un misto tra quelli degli Assassini, in stile Altaïr con una veste bianca unica, e quelli degli Occulti, vedasi Basim in Valhalla con una cappa marrone indossata sopra gli abiti. Come dettaglio unico ed esclusivo, possiamo notare come il vestito bianco di Ammon riporti agli estremi inferiori e superiori una bordatura dorata con un simbolo a X ripetuto. È assente la famosa cinta di pelle con i pugnali da lancio che lascia il posto ad una cintura più semplice che regge una classica spada medievale. Nella stessa posizione resta invece il drappo rosso. Il particolare che più rimanda al vestiario da Occulto di Basim è la cappa marrone che sembra essere completamente separata dal resto dei vestiti; tuttavia, nel caso di Ammon, ci è difficile capire se questa componente del suo vestiario sia anche dotata di cappuccio.
Terminata quindi l’analisi degli abiti del nuovo personaggio introdotto, il pensiero di ognuno di noi punterebbe a considerare Ammon come ad un Occulto, tuttavia la questione non è così semplice e i dubbi sorgono principalmente proprio dal tratto che lo contraddistingue di più, la Lama Celata. Sappiamo che nel IX secolo d.C. gli Occulti sono una realtà ormai affermatasi: non solo si sono espansi, dopo Roma, sino alla Britannia, per poi ritirarsi come letto in alcuni documenti di Valhalla, ma hanno raggiunto anche Costantinopoli. Possiamo quindi affermare che il Credo abbia già raggiunto livelli di fedeltà molto spinti all’interno della Confraternita e che l’indossare la Lama Celata al di fuori della sua normale posizione possa essere considerato quasi alla pari di un’eresia, basti vedere la reazione di Hytham nel momento in cui Eivor decide di utilizzarla da sopra l’avambraccio all’inizio di Valhalla. La cosa, tuttavia, si fa ancora più dubbia nel momento in cui si nota la vera e propria incongruenza nel personaggio di Ammon, ovvero la presenza di tutte e cinque le dita della mano che porta la Lama, nessun anulare mancante. Come detto in precedenza, all’epoca di Valhalla, sembra che l’attaccamento al Credo degli Occulti sia ormai uguale a quello degli Assassini, dove il taglio dell’anulare è, oltre che un segno di fedeltà alla Confraternita, anche un obbligo. Risulta quindi molto interessante e controverso notare come in Ammon si riscontrino entrambe queste due stranezze ed incongruenze con quello che gli Occulti erano già al tempo. Ciò apre quindi ad una discussione più ampia e legata a diverse ipotesi che si dividono sotto due categorie opposte: l’appartenenza, o meno, di Ammon agli Occulti.
Ipotesi 1: Ammon è un Occulto
Gli abiti e la Lama Celata, seppur quanto detto prima, sono gli indizi che più suggeriscono l’appartenenza di Ammon agli Occulti. Come spiegare quindi le due incongruenze maggiori nel suo personaggio? Per quanto riguarda il dito potremmo teorizzare che gli Occulti, diversamente dagli Assassini, per quanto visto sino ad ora, prevedano la possibilità di non tagliare l’anulare per celarsi meglio: potrebbe quindi essere presente una particolare divisione interna degli Occulti predisposta per un genere di operazioni che prevedano l’infiltrazione. Dopotutto sappiamo che al tempo gli Occulti erano ancora un’entità segreta e nascosta al pubblico, diversamente dalla successiva Confraternita degli Assassini a Masyaf. Nella situazione che ci viene presentata nel secondo volume di Song of Glory, con Ammon alla corte di un potente e ricco mercante, possiamo quindi immaginare che l’Occulto abbia come obiettivo quello di infiltrarsi nella società del luogo per diversi motivi: avvicinarsi ad un membro dell’Ordine degli Antichi oppure provare ad instaurare una nuova base, e ramo, per gli Occulti. Dopotutto sappiamo che al tempo il gruppo di cui Basim fa parte si era già instaurato nella vicina Costantinopoli. Gli Occulti potrebbero quindi stare cercando di infiltrarsi nella zona geografica che dà sul Mar Nero, territorio che al tempo era soggetto a diverse forze in gioco tra cui il primo Impero Bulgaro e i Magiari.
Ovviamente non possiamo ancora sapere come andrà a finire lo scontro tra Sigurd ed Ammon, ma questo potrebbe concludersi magari in un nonnulla e rivelarsi come un primo contatto con gli Occulti da parte del vichingo. Sappiamo da interviste di Darby McDevitt che è a Costantinopoli che Sigurd si alleerà con il gruppo di proto-assassini, ma forse sarà tramite Ammon che il fratello adottivo di Eivor deciderà di dirigersi verso l’attuale Turchia.
Ipotesi 2: Ammon non è un Occulto
Seppur i vestiti e la Lama Celata, questa sembra essere l’ipotesi più congruente con quanto visto. È difficile pensare che il taglio del dito anulare potesse essere facoltativo al tempo, anche considerando il fatto che, prima che la Lama venisse migliorata da Altaïr, non esistono casi del genere. In tal caso allora chi sarebbe Ammon? L’ipotesi più semplice è che sia qualcuno che, come Edward Kenway in Black Flag, abbia messo le mani sopra il vestiario di un Occulto e la sua Lama Celata e che ora viva alla corte di questo potente mercante. Da qui l’ovvia decisione di non perdere un dito e di vestire di conseguenza la lama sopra l’avambraccio.
Nuovamente ripetiamo come non sia possibile al momento sapere come lo scontro si concluderà, ma nel caso in cui Sigurd entri in possesso della Lama Celata di Ammon potrebbe anche figurare la possibilità che tale arma sia la stessa che poi Eivor riceverà tempo dopo durante gli eventi di Assassin’s Creed Valhalla. Purtroppo, dalle vignette del fumetto, non c’è modo di apprezzare le decorazioni e i dettagli della Lama del presunto Occulto e quindi non è possibile né confermare né escludere questa possibilità.
Con il secondo numero di Assassin’s Creed Valhalla: Song of Glory si sono aperti nuovi orizzonti per ipotesi e speculazioni sul proseguimento delle avventure di Eivor e, soprattutto, sulla posizione ed espansione degli Occulti durante il IX secolo. Non ci resta ora che aspettare il terzo volume che sarà disponibile, sempre in lingua inglese, dal 23 dicembre!
Comments