Assassin’s Creed Valhalla: Song of Glory
Volume: 3 di 3
Data di uscita: 23/12/2020
Publisher: Dark Horse Comics
Sinossi: Eivor ha infine scoperto il vero valore che si cela dietro Gull, la serva sta infatti conducendo la vichinga attraverso le montagne per ottenere un tesoro leggendario. Le vere intenzioni di Gull, tuttavia, si manifestano nel momento in cui questa porta Eivor direttamente tra le mani degli uomini del clan rivale. A Stavanger Kjotve ha intrapreso un attacco contro Re Styrbjorn. Nel frattempo, durante un saccheggio di un castello appartenente a un ricco mercante, Sigurd affronta un Assassino.
N.B. Il seguente articolo contiene anche spoiler pesanti riguardanti la trama di Assassin's Creed Valhalla, procedete solo se non volete rovinarvi l'esperienza di gioco!
…Song of Glory si avvicina alla sua conclusione.
Le forze di Re Kjotve il Crudele imperversano all’interno della città di Stavanger, è una battaglia senza quartiere: Dag e Tora combattono gli uomini del clan rivale. Tra le grida e le urla, i nemici invocano la totale sovranità di colui che ha sterminato la famiglia di Eivor. Non tutto è perduto però: un ferito Styrbjorn si rialza e combatte per difendere le proprie terre e, nel mentre, accusa Eivor di essere la causa di tutto quello spargimento di sangue.
Tuttavia la vichinga ha ben altre gatte da pelare. All’interno del Tempio Feiknstafir, Eivor è infatti caduta nelle mani degli uomini di Kjotve e, in particolare, di Bjarke Broadside, il suo campione personale. Quest’ultimo non si dimostra molto più clemente del suo padrone, di fatti, nonostante Gull gli abbia consegnato EivorVarinsdottir [2] su di un piatto d’argento, Bjarke non perde tempo nello schiaffeggiarla dicendole che Kjotve sarà contento solo nel momento in cui la schiava gli avrà mostrato dove è nascosto il tesoro. Dopo essere stata scaraventata contro un muro, sanguinante e malconcia, Gull rivela che l’oggetto del desiderio di Kjotve giace a Himinbjörg, dove dimora Heimdallr. Non contento delle ferite che ha già inflitto alla schiava, Bjarke la colpisce ulteriormente causando la rabbia di Eivor che, in un impeto impulsivo, prova a sorprendere alle spalle il nemico: purtroppo il suo tentativo fallisce e viene spinta fuori dal tempio, giù da un dirupo.
La scena si trasferisce così sul fiume Dnestr dove Sigurd si sta scontrando faccia a faccia con Ammon, un uomo che sfoggia una Lama Celata fissata al braccio destro (Vi rimandiamo all’analisi e alle ipotesi inerenti a questo personaggio nell’articolo relativo al precedente volume). Mentre il cugino Knud, ferito da Ammon, avverte Sigurd di fare attenzione contro il misterioso avversario, il figlio di Styrbjorn si fa beffe dell’avversario e della sua stravagante arma definendo come questa non possa di certo tenere testa alla sua nuova spada di Acciaio di Damasco. Il vichingo deve tuttavia ricredersi nel momento in cui la Lama Celata taglia perfettamente in due la sua arma. Rimasto senza difese, Sigurd viene pugnalato al ventre e lasciato riverso a terra, morente. Nonostante la vittoria Ammon deve presto tornare all’azione e recuperare l’oggetto, e obiettivo, della sua missione: un gruppo di uomini infatti si sta avvicinando al castello, uomini che, a detta dell’Occulto, fanno parte dell’Ordine (degli Antichi, n.d.r.).
Il tempio di Heimdallr, ormai devastato dalle intemperie del tempo e del clima estremo delle montagne su cui dimora, inizia a soffrire dello scontro appena conclusosi tra Eivor e Bjarke: il pavimento si fa sempre meno solido e la stessa struttura inizia a scivolare sul ghiaccio. Tuttavia il sangue non ha ancora finito di scorrere, il campione di Kjotve, infatti, ha giusto il tempo di riprendere la ricerca del tesoro prima di vedere la propria testa infilzata da Eivor, salvatasi dalla morte per mezzo di un appiglio sopra il dirupo. Eivor scontra la propria spada con l’ultimo degli uomini del proprio acerrimo rivale e, durante lo scontro, si ritrova a posare gli occhi sopra una rappresentazione su muro di quello che sembra un castello: è Himinbjörg, proprio “dove dimora Heimdallr”. Una volta distrutto il muro, davanti a Eivor si mostra finalmente il tesoro tanto agognato.
Tra tutte quelle ricchezze ce n’è una però che si staglia sopra tutte le altre, una sfera con delle strane e schematiche incisioni sopra che vigilia da un alto piedistallo: è una Mela dell’Eden. Prima di poterne entrare in possesso però Eivor deve nuovamente scontrarsi con il proprio avversario che, in breve tempo, viene sopraffatto e cade nel dirupo. Il Frutto dell’Eden trova così il suo primo padrone che, tuttavia, non è Eivor, ma Gull.
“La ricompensa di Gull. Un frutto dal frutteto di Iðunn [1-2].” - Gull
All’avvertimento di Eivor di non toccare quel tesoro risponde cripticamente, sfilandosi di dosso il collare ormai rotto dai precedenti colpi di Bjarke e rivelando la sua natura. Uno strano marchio è presente sul suo collo.
“Quello non è il mio nome. E questa non è la mia vita.” - Gull
Ignara di ciò che sta realmente succedendo, Eivor intima alla schiava di lasciare ciò che ha preso dato che tutte le ricchezze presenti in quel tempio appartengono a Re Styrbjorn. In risposta al rifiuto di Gull, Eivor parte alla carica ma viene subito fermata, e bloccata, da un potere sovrannaturale, qualcosa che lei non può comprendere: è la Mela dell’Eden.
Gli uomini dell’Ordine hanno infine raggiunto il castello e si scambiano pareri riguardo la situazione proprio vicino allo stremato Sigurd. Sembra che questi siano stati mandati da un certo Milikov [2] per controllare che tutti gli “artefatti” siano al loro posto: da ciò che viene detto sembrerebbe così. Tuttavia gli estranei non sembrano essersi accertati della cosa più importante, Sigurd infatti è ancora vivo e riesce ad uccidere entrambi mulinando l’ascia dell’ormai defunto cugino. Non c’è tempo da perdere, il vichingo ha un conto in sospeso con l’avversario che poco prima l’ha sconfitto: si dirige quindi verso la stessa destinazione di Ammon.
Lo trova così durante un monologo dove l’Occulto affermerebbe di aver trovato finalmente l’oggetto della sua ricerca, all’apparenza, agli occhi di Sigurd, un semplice e banale “sudario” [2] bianco precedentemente nascosto dal poco prima citato Milikov. I due si scontrano nuovamente, ma questa volta l’esito della battaglia viene ribaltato dal vichingo. Ammon, incredulo del fatto che Sigurd riesca ancora a muoversi dopo le ferite riportate, viene sconfitto e, prima di esalare l’ultimo respiro, mostra ancora il proprio desiderio per il sudario. Il figlio di Styrbjorn, tuttavia, si dice non interessato a un tale pezzo di stoffa: ben altro discorso vale per la lama che l’Occulto porta al braccio. La scure di Knud cala inesorabilmente sul corpo ormai inerme di Ammon.
Gull sembra aver perso ormai anche l’ultima oncia di sanità mentale che le rimaneva e non si degna minimamente di preoccuparsi del tempio che ora sta crollando su sé stesso: pezzi di roccia e legno cadono rovinosamente dal soffitto minando ulteriormente le già deboli fondamenta. Mentre Eivor la implora di liberarla da quel maleficio, la schiava fa cadere inavvertitamente la Mela dell’Eden che inizia a rotolare sul pavimento. La vichinga è finalmente libera di muoversi nuovamente e cerca di convincere Gull a lasciarle prendere lo strano oggetto sferico, dipingendo nella propria mente le numerose vittorie che potrebbe portare a Re Styrbjorn in battaglia.
La schiava, tuttavia, non si cura minimamente di tali visioni e, anzi, continua ad esprimersi per enigmi, questa volta affermando come il mondo e la realtà non siano ciò che sembrano. Il tempio è ormai collassato, poche tavole di legno rimangono a sorreggere il peso di Eivor e di Gull, mentre la Mela dell’Eden è pericolosamente vicina all’essere perduta per sempre nel dirupo: le parole della cantastorie iniziano finalmente a suonare più terrene e normali quando cerca di far riflettere la propria avversaria.
“Non hai sentito Bjarke? Il tuo villaggio è sotto attacco. Tuo padre è con tutta probabilità morto. L’uomo che ti ha adottata e cresciuta nella sua stessa casa. La sporgenza è debole. Se proverai a prendere la Mela moriremo entrambe. Hai una scelta, Signora dei Corvi. Rischia tutto per la gloria, o salva la tua gente [2] per essere la persona che sei sempre stata destinata a diventare. Che cosa deciderai?”
Stavanger è completamente stata data alle fiamme, le case bruciano e gli abitanti si danno alla fuga: un debilitato e ferito Styrbjorn cerca di tenere testa a uno degli uomini di Kjotve. Nonostante guerrieri come Tora cerchino di salvarlo, purtroppo fallendo e morendo, il suo destino sembra segnato. Se non che la testa dell’assalitore viene presto fatta rotolare per terra. Eivor ha scelto la propria gente e ora si regge possente in mezzo al villaggio pronta a sconfiggere gli uomini dell’odiato rivale Kjotve.
Prima di chiudersi definitivamente, la storia di Songs of Glory ci porta in un luogo ancora qui inesplorato: una baracca a Costantinopoli [2]. Un uomo, appena entrato, si rivolge ad un altro dai capelli neri e dal vestito inconfondibile, lo chiama Basim. L’Occulto riceve notizia che l’inesperto Ammon [2] ha fallito la propria missione e che non è riuscito a mettere le mani sopra il sudario. Basim viene a sapere che ad averlo ucciso è stato un uomo del nord: ciò lo sorprende dato che solitamente questi individui, a suo dire, non posseggono capacità superiori a quelle di un animale. C’è però un particolare che gli viene riferito dal primo uomo e che lo mette in guardia: il vichingo sembrava avere un particolare marchio sul collo, proprio come quello che in precedenza Basim gli aveva descritto. L’Occulto, ora sorridente, afferma che il momento è giunto. È ora di incontrare questo vichingo.
“Lui cambierà ogni cosa!” - Basim Ibn Ishaq
Enciclopedia Storica [1]
Iðunn
Iðunn è una divinità appartenente al Pantheon Norreno e facente parte della stirpe degli Æsir. Viene spesso identificata come la dea della fertilità e della giovinezza: è nota principalmente per essere colei in possesso di frutti, identificati principalmente come mele, in grado di mantenere il resto degli Æsir giovani. Tra le varie storie che la circondano quella più famosa riguarda il suo rapimento da parte del gigante Þjazi [vedere approfondimento poco sotto nel paragrafo “Le Mele della Giovinezza di Iðunn”].
Lore [2]
Iðunn
Come molti ricorderanno, la dea norrena Iðunn non fa la sua prima apparizione né in Song of Glory, né in Valhalla, bensì in Assassin’s Creed 2 all’interno di uno dei glifi lasciati da Clay Kaczmarek. Durante tale enigma venivamo invitati a scegliere tra diversi quadri prestando attenzione a quali di questi contenessero delle mele. Tra questi figurava proprio un dipinto chiamato “Iðunn e le Mele” del pittore James Doyle Penrose. La conclusione del glifo consigliava che questi suddetti pomi non fossero altro che delle Mele dell’Eden.
Sudario
I Sudari, chiamati anche con il nome di Sindoni, sono un Frutto dell’Eden molto ricorrente nella lore di Assassin’s Creed e sono apparsi svariate volte in diverse situazioni. I primi sono stati creati ai tempi della Guerra di Unificazione dallo scienziato Isu Conso come risposta alle innumerevoli vittime che armi come le Spade dell’Eden avevano causato. Questo tipo di Frutti è comparso diverse volte all’interno della serie, AC Syndicate, AC Odyssey, Project Legacy e nel fumetto Uprising.
Milikov
Non sappiamo molto dell’identità di questo personaggio che risulta molto avvolto nel mistero. Viene citato solo nel corso di questo volume. Ad un primo sguardo parrebbe essere collegato all’Ordine degli Antichi e forse potrebbe essere identificato con il ricco mercante possessore del castello (visto nel secondo volume) dato che Ammon stesso si chiede dove abbia nascosto il sudario. Tuttavia, allo stesso tempo, sembrerebbe quasi strano che tale mercante avesse al suo servizio proprio un Occulto senza esserne al corrente. Un ulteriore opzione potrebbe vedere il ricco mercante solo come un uomo a cui questo Milikov, membro dell’Ordine, abbia affidato i suoi artefatti, tra cui il sudario.
"Salva la tua gente"
[N.B. prima di visionare questa nota vi consigliamo di finire di leggere l’intero riassunto e la sezione “Le Mele della Giovinezza di Iðunn” poco sotto].
In uno dei pochi momenti di lucidità di Gull ci hanno stuzzicato in particolare queste parole. La Reincarnazione di Iðunn, per convincere Eivor ad andarsene, sembra puntare molto sul senso di protezione e appartenenza della vichinga verso la propria famiglia. Ciò ricorda molto l’intero leitmotiv dell’arco narrativo di Asgard e Jotunheim che vede Havi con il solo obiettivo di salvare i propri compagni Æsir dal Ragnarǫk. La fantasia quindi vola facilmente e ci fa domandare se Gull/Iðunn avesse già capito in qualche modo che Eivor fosse in realtà la reincarnazione di Odino/Havi. Lo stesso pensiero può anche sorgere in parte dal modo in cui la schiava continui a interpellare Eivor, ovvero facendo sempre riferimento a dei corvi, e ovviamente anche dalla visione che avrebbe avuto nel corso del primo volume.
Costantinopoli
Anche la città “fondata” dall’Imperatore Costantino è un elemento che gravita spesso intorno alla lore di Assassin’s Creed e, ogni tanto, fa quindi il suo ritorno. Il suo primo intreccio con la storia degli Assassini avviene già proprio ai tempi di Costantino: sappiamo infatti che un elemento degli Occulti era già in attività a Costantinopoli. Negli ultimi decenni del IX secolo d.C. è nota, ovviamente, la presenza di Basim Ibn Ishaq. Successivamente siamo a conoscenza del fatto che Altair Ibn-La’Ahad, divenuto Mentore del ramo levantino della Confraternita, avesse cercato di instaurare una sede nella città, senza però riuscirci. Qualche decina di anni dopo, però, lo stesso obiettivo fu completato grazie ai fratelli Polo che, lasciata Masyaf, fondarono una Gilda proprio a Costantinopoli. Abbiamo avuto modo di apprezzare come la Confraternita sia cresciuta in tale luogo mediante gli eventi raccontati in Assassin’s Creed Revelations.
Ammon
Chi ha letto la nostra analisi del secondo volume forse si ricorderà del dubbio riguardante la natura del personaggio di Ammon, un individuo nel mezzo tra l’essere o non essere un Occulto. Con la conclusione del terzo volume possiamo affermare che costui facesse effettivamente parte del gruppo creato da Bayek di Siwa. Rimangono tuttavia alcuni dubbi, in primis riguardo alla sua decisione di posizionare la Lama sul dorso della mano (una cosa che per un Occulto al tempo sembrava decisamente insolito, quasi vietato) e soprattutto alla conseguente presenza del suo anulare. Al tempo ipotizzammo che Ammon potesse far parte di un ramo particolare degli Occulti e che al suo interno fosse permessa tale decisione per mantenere meglio l’anonimato in certe situazioni. Tutt’ora non vi è una risposta certa.
Le Mele della Giovinezza di Iðunn
Con il terzo volume siamo finalmente giunti alla conclusione della miniserie Assassin’s Creed Valhalla: Song of Glory e con essa abbiamo finalmente potuto scoprire l’identità di uno degli ultimi Reincarnati di Valhalla che mancavano all’appello: ci stiamo ovviamente riferendo a Gull e all’Isu che dimora al suo interno, Iðunn. Sebbene il fumetto non confermi esplicitamente la connessione tra i due personaggi, ci va molto vicino e lo rende praticamente palese. Se le nostre parole tuttavia non dovessero convincervi, sappiate che lo stesso Darby McDevitt ha confermato tale teoria. A seguito quindi di tale certezza è possibile iniziare ad entrare nel campo delle speculazioni e troviamo che il metodo migliore sia quello di partire dalla mitologia che circonda il personaggio dato che, come Valhalla ci ha insegnato, spesso gli eventi raccontati dagli scaldi sono lo specchio della storia Isu.
Come già detto in precedenza, uno dei racconti più famosi che riguardano Iðunn è quello che vede il suo rapimento da parte del gigante Þjazi, l’evento viene raccontato nello Skàldskaparmàl, ovvero la seconda parte dell’Edda in Prosa dello scrittore Snorri Sturluson. Il racconto ha inizio con un viaggio intrapreso da Odino, Hoenir e Loki che, arrivato il momento di cucinare, si trovano impossibilitati nel farlo per via di Þjazi, qui nei panni di un’aquila. Raggiunto un patto, i tre permettono al gigante di saziarsi insieme a loro: tuttavia, nel momento in cui l’estraneo inizia ad approfittare troppo del pasto altrui, Loki lo colpisce con un bastone che, però, rimane bloccato nel corpo del rapace. Con l’aquila che quindi spicca il volo, il dio degli inganni si ritrova a penzolare per aria, con il proprio corpo che viene colpito costantemente da rocce e alberi. Un nuovo patto a questo punto viene stretto: Loki sarà lasciato libero solo se consegnerà a Þjazi la dea Iðunn e le sue Mele che conferiscono giovinezza agli Æsir. Loki decide quindi di attirarla in una foresta e con la scusa di mostrarle alcune mele che potrebbe volere le consiglia di portare con sé le sue.
Þjazi a questo punto, sempre sottoforma di aquila, cala giù dal cielo e rapisce Iðunn ed i frutti. Successivamente la dea verrà salvata dallo stesso Loki grazie soprattutto all’intervento degli altri Æsir venuti a conoscenza dell’ennesimo scempio perpetrato dal dio degli inganni.
A questo punto, grazie alle conoscenze sugli Æsir e sugli Jotun che abbiamo acquisito da Valhalla, è più o meno facile dare un’interpretazione a tale mito. Sappiamo che quando si parla di Jotun, o giganti, ci si sta riferendo agli Isu appartenenti al Pantheon Greco-Romano (Minerva, Giunone, Tinia ecc…), mentre gli Æsir indicano un ramo Isu distaccato e legato al Pantheon Norreno (Odino/Havi, Tyr, Thor ecc…). Gli eventi dell’ultimo capitolo di Assassin’s Creed ci permettono anche di affermare come tali fazioni fossero in lotta l’una con l’altra, anche se per motivi non ancora completamente chiari. Non risulta quindi difficile immaginare che gli Isu Norreni e quelli Greco-Romani compissero continuamente atti volti a danneggiare l’altro schieramento, sia in tempi di guerra che di pace.
Quello di Iðunn e le Mele, sebbene rimanga per ora solo un mito, potrebbe essere quindi l’ennesima peripezia che si svolge tra queste due grandi e potenti fazioni. Viene quindi da chiedersi il perché di tutto questo: per farlo, ancora una volta, dobbiamo guardare alla leggenda. Al di là del rapimento di un Isu avversario, che potrebbe tradursi nel vantaggio di possedere un comodo ostaggio, è sulle mele che vorremmo concentrarci. Come abbiamo detto, tali pomi non sarebbero altro che Mele dell’Eden: sappiamo che tali manufatti hanno diverse e svariate funzioni come il controllo mentale e fisico sugli umani, la creazione di copie di sé stessi, illusioni e sprigionamenti di energia. Tuttavia, nella leggenda, viene detto come le Mele in possesso di Iðunn avessero come principale funzione quella di mantenere giovani gli Æsir nel momento in cui i primi segni di vecchiaia iniziassero a presentarsi. Si potrebbe quindi iniziare a volare un po’ con la fantasia e pensare che le Mele in possesso degli Isu Norreni avessero capacità aggiuntive o che fossero completamente diverse da quelle della loro controparte Greco-Romana (dopotutto non si ha proprio la sicurezza che quelle di Iðunn fossero mele vere e proprie, ma magari un altro frutto in grado di crescere nella zona scandinava). Sappiamo che gli Isu, per quanto più longevi degli umani, non siano immortali e che anche il loro tempo sia limitato: possono quindi morire di vecchiaia. Viene quindi da chiedersi se gli Isu Norreni possedessero davvero una tecnologia in grado di prolungare la vita degli stessi e che la tenessero strettamente per loro.
A rendere ancora più curiosa e interessante la situazione sono un paio di lettere che è possibile trovare nei panni di Havi ad Asgard.
Nei pressi di un altare circondato e abbellito da pomi è situata una missiva, proprio diretta a Iðunn, dove la dea della fertilità viene avvertita del fatto che “gli ingannatori” (Loki) potrebbero tentare di rubare le sue mele: successivamente, in una piccola casetta, è nascosta un’ulteriore nota, proprio vicino a tali frutti, tramite la quale viene affermato proprio come Loki avesse promesso a degli Jotun di consegnargli “il frutto delle fatiche di Iðunn”. Tuttavia, sembrerebbe che questi abbia consegnato loro solo delle semplici mele, probabilmente per via del fatto che, proprio come viene detto nella prima lettera, questi “potenti manufatti” siano tenuti sottochiave da qualcuno di cui non conosciamo il nome. Possiamo infine speculare sul mittente della seconda lettera: come già detto stiamo sicuramente parlando di un individuo che dimora a Jotunheim e la T con cui si è firmato lascia poco all’immaginazione. Il nome del gigante Þjazi, se anglicizzato, diventa infatti Thiazi o Thjazi.
È ovviamente tutto frutto di una speculazione fine a sé stessa (e come tale andrebbe presa) che ha come scopo quello di provare a tradurre ulteriormente uno dei tanti curiosi miti che permeano la mitologia norrena e che tanto si intrecciano con la lore di Assassin’s Creed.
Giudizio Finale su Assassin's Creed Valhalla: Song of Glory
Pensiamo di aver già detto in mille salse e modi come Assassin’s Creed non sia già più da tempo un fenomeno “solamente” videoludico, ma che ormai sia un’opera a tutto tondo che ingloba in sé stessa tutti i media possibili immaginabili: libri, fumetti, manga, audiolibri, serie animate (teoricamente), cortometraggi in CG o non, serie TV (presto), film e che più ne ha più ne metta. La bellezza di tutto ciò ovviamente sta anche nel fatto che ogni singola opera si incastri perfettamente, o quasi, nella trama e lore di Assassin’s Creed, formando un’opera che non è più il semplice insieme dei pezzi, ma una singola opera con un corpo unico: ogni singola aggiunta va a rendere il tutto più completo e uniforme ma, ovviamente, questo non vuol dire che tutto sia perfetto. Assassin’s Creed Valhalla: Song of Glory, nel bene o nel male, non fa eccezione.
È necessario partire puntualizzando come l’ultima aggiunta di Ubisoft nel mondo dei fumetti sia un prodotto molto breve e che non ha avuto quindi molto modo di svilupparsi. Per via del poco “tempo” concessogli purtroppo risulta un’opera abbastanza insipida e che sembra voler fare tutto molto velocemente cascando un po’ nel banale e sacrificando molto quella che è la personalizzazione dei personaggi al suo interno. Al di fuori di Gull, praticamente tutti i personaggi risultano essere delle macchiette abbastanza dimenticabili e stereotipate, la stessa Eivor non convince e, se non fosse per il fatto che abbiamo imparato a conoscerla nel videogioco, passerebbe abbastanza nell’ombra. La lettura di Song of Glory purtroppo lascia irrimediabilmente un sapore agrodolce in bocca anche dal punto di vista delle aggiunte che porta alla lore di Assassin’s Creed: le poche note positive in tal senso arrivano infatti solo nell’ultimo volume e vengono approfondite per pochissime tavole. I meriti più grandi di questa miniserie derivano infatti dalla rivelazione dell’identità di uno degli ultimi Reincarnati, dalla presenza di un Frutto dell’Eden e di un Occulto e dal venire a conoscenza di come Basim abbia potuto sapere dell’esistenza di Sigurd e del marchio presente sul suo collo.
Assassin’s Creed Valhalla: Song of Glory, purtroppo non si colloca tra i migliori fumetti della saga finendo a essere tra i fanalini di coda della serie, sia per qualità della storia che per le aggiunte che porta alla lore. Troviamo tuttavia che ciò non sia da imputare a Cavan Scott, uno scrittore esperto che ha all’attivo serie importantissime come Star Wars: The High Republic, ma semplicemente alla quantità limitatissima di numeri che sono stati concessi a Song of Glory: un “minutaggio” davvero insufficiente per una trama complicata e bisognosa di tempo per svilupparsi come quella di Assassin’s Creed. Song of Glory merita comunque una sufficienza scarsa grazie a quei piccoli e brevi picchi che raggiunge nell’ultimo numero: se siete dei patiti della lore come noi è un prodotto che non potete in ogni caso lasciarvi perdere!
Vi ringraziamo per averci seguiti fin qui con questi riassunti ed analisi dei tre numeri di Assassin’s Creed Valhalla: Song of Glory e vogliamo ricordarvi che il tutto uscirà incredibilmente in un unico volume in Italia questo aprile 2021 al costo di 12€!
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