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Immagine del redattoreLacripta Degliassassini

"Assassin's Creed" è morto con Ezio

Aggiornamento: 24 giu 2021

L'uscita del primo capitolo della serie "Assassin's Creed" non fu certo ciò che il team di Ubisoft Montreal si aspettava. Il progetto venne chiuso dopo quattro anni di lavoro (nel rispetto delle tempistiche preventivate inizialmente) nonostante gli sviluppatori non furono in grado di ultimare appieno il gioco: missioni ed attività secondarie quali la caccia non furono implementate nel gioco per via della mancanza di tempo e, soprattutto, per l'impossibilità tecnica di realizzare le stesse in maniera rapida.

Altair, il capostipite


La pubblicazione del gioco venne accompagnata da grossi dubbi da parte del team riguardo l'effettivo successo del progetto; il gioco, di fatto, non era finito - non vi era abbastanza gameplay.

Ricordo che quando chiudemmo il progetto era estremamente scoraggiato. Ero fortemente convinto che sarebbe stato una enorme catastrofe, che non fossimo stati in grado di produrre abbastanza gameplay. Ero convinto che [il gioco] sarebbe stato visto come un buon tentativo, ma troppo rozzo ed imperfetto. Mathieu Mazerolle - Lead Programmer di "Assassin's Creed"

A discapito del pessimismo degli sviluppatori, tuttavia, il gioco si dimostrò un'enorme successo, sia di critica che di pubblico. Le gesta di Altair entrarono immediatamente nell'immaginario collettivo, spingendo i giocatori - e soprattutto Ubisoft - a volerne subito "di più".


Il "di più" arrivò, due anni dopo, sotto la forma di "Assassin's Creed II", nuovo avvincente capitolo ambientato nella splendida Italia Rinascimentale, consacrato da gran parte della community, negli anni a venire, come miglior capitolo della serie. Le gesta del fiorentino Ezio Auditore rappresentarono un enorme passo in avanti, a livello di gameplay ed ambientazioni, rispetto al primo capitolo: decine di attività secondarie, di segreti da scoprire e di collezionabili da trovare. Affascinati dalla vastità dell'offerta ludica, i giocatori non si accorsero che l'amato fiorentino aveva fatto ben più di quanto sembrasse: Ezio Auditore aveva ucciso "Assassin's Creed".

Ezio Auditore, simbolo della morte e della rinascita della serie


Ma procediamo con ordine.


L'enorme successo commerciale del primo capitolo portò Ubisoft ad aumentare esponenzialmente gli investimenti sulla serie, economicamente e non. Il team (o meglio, i team) di sviluppo crebbe esponenzialmente, raddoppiando se non triplicando in pochissimo tempo il numero di sviluppatori coinvolti. L'obiettivo divenne presto chiaro: risolvere le problematiche legate al primo capitolo, puntando ad offrire un'esperienza videoludica migliore sotto tutti i punti di vista. Ed ecco quindi spuntare missioni secondarie di consegna delle lettere, scrigni da depredare, bersagli secondari da assassinare, piume da raccogliere, e via così.


La coloratissima e vivace Firenze prendeva il posto della sobria e quasi mistica Gerusalemme; a Damasco succedette la splendida Venezia, e invece che Masyaf ecco arrivare la maestosa Villa Auditore. Gli sviluppatori vennero messi sotto il controllo di diversi supervisori, intenti a seguire una direzione ben precisa, che non teneva però minimamente in considerazione quelle che erano le idee che il team di sviluppo originale - coloro che avevano creato e dato vita al primo episodio - cercava di trasmettere (abbiamo parlato QUI di quelle che erano le idee originariamente previste per il secondo capitolo). E, piano piano, gli stessi sviluppatori decisero di abbandonare gradualmente il nuovo progetto, da molti visto come un grosso "tradimento" all'idea che vi era dietro il gioco originale.

Per un motivo o per l'altro, nessuno dei membri del team originale di Assassin's Creed ha voluto lavorare al seguito. Io ho continuato per un po' a fare da consulente per Ubisoft, spostandomi a Shangai, ma poi ho preferito cambiare fronte e raggiungere Eidos Montreal. Forse l'ho fatto proprio per il trattamento che è stato riservato ad Assassin's Creed Nicholas Cantin - art director di "Assassin's Creed"

Il creatore della serie, Patrice Désilets, rimase alla guida del progetto come direttore creativo, sia per "Assassin's Creed II" che per "Assassin's Creed: Brotherhood", ma nel 2010 - proprio nel pieno dello sviluppo di Brotherhood - venne licenziato e allontanato dal progetto. Le motivazioni dietro tale evento non furono mai chiarite.


Non sarebbe comunque corretto biasimare le decisioni e le strategie di Ubisoft: dal punto di vista produttivo, il publisher francese investì notevolmente in quello che si era rivelato un grandissimo successo commerciale (strategia non sempre di successo, considerando i diversi passi falsi commessi negli anni: si pensi al caso "Assassin's Creed: Unity", o ai numerosi contenuti tagliati da "Assassin's Creed III", proprio per rientrare nelle tempistiche preventivate) come qualsiasi altra compagnia avrebbe fatto. Il problema alla base del progetto "Assassin's Creed II" fu che, nel voler dare ai giocatori ciò che avevano chiesto a gran voce, si finì col dare "troppo": si pensi alle decine di attività secondarie, capaci di aumentare notevolmente la longevità ma totalmente slegate da quello che è lo scopo della missione di Ezio (perché perdere tempo a consegnare lettere, o a picchiare mariti fedifraghi?), eccezion fatta per le divertentissime missioni di assassinio. Nella visione originale di Désilets, il mondo di "Assassin's Creed" sarebbe stato riempito di attività e missioni secondarie, tutte comunque legate a quello che era il percorso di Altair (badate, bandierine e similari furono aggiunte all'ultimo momento, e non rientravano per nulla nei piani del team): l'idea alla base del progetto originale era quella di realizzare un vero e proprio gioco di ruolo, in cui il giocatore avrebbe dovuto vivere appieno l'esperienza di essere un Assassino.


La diretta evoluzione dell'approccio ad "Assassin's Creed II" fu il successivo capitolo, "Assassin's Creed: Broterhood": ancora più cose da fare, ancora più luoghi da scoprire, ancora più missioni da completare, a discapito di una storia scialba e di antagonisti privi di qualsivoglia spessore e approfondimento, distanti anni luce dai Templari visti nel primissimo capitolo.


La serie era cambiata, si era evoluta: una serie molto più accessibile, che proprio grazie all'ulteriore enorme successo del secondo capitolo divenne un vero e proprio riferimento nel panorama videoludico. Sia ben chiaro, sarebbe comunque sbagliato denigrare il lavoro fatto da Ubisoft e dai diversi team di sviluppo nel realizzare i successivi capitoli: proprio "Assassin's Creed II" introdusse una valanga di nuovi elementi legati alla mitologia della serie (la tanto amata lore dei fan più accaniti) espandendo a dismisura la storia globale della serie.


Ma ormai, purtroppo, il danno era stato fatto.

"Assassin's Creed III" rappresentò la successiva evoluzione del franchise: nuova ambientazione, nuovo protagonista, nuove attività (più coerenti con quello che era il contesto in cui il prode Connor Kenway si muoveva), antagonisti più sfaccendati e complessi... ma ciononostante, al netto di problematiche di livello tecnico e contenutistico (diversi elementi furono tagliati per poter rispettare la deadline imposta da Ubisoft, al fine di rilasciare il gioco nel 2012 - facendola coincidere con la storia di Desmond), il gioco soffriva di un'enorme problema, a detta della community: Connor non era Ezio.


L'affascinante sciupafemmine italiano era distante anni luce dal tenebroso e tormentato Ratonhnhaké:ton, nativo americano che combatteva per salvare il suo popolo e l'America tutta dai piani templari. Il tentativo di proporre una storia più complessa, più dura, più amara (si pensi al beffardo finale in cui il povero Connor, dopo aver sventato i folli piani templari ritrova quella che una volta era la sua casa, completamente abbandonata) non riuscì a fare breccia nei cuori dei giocatori (non tutti, almeno). Nel bene e (soprattutto) nel male le vicende di Ezio avevano lasciato il segno nella community che andava via via espandendosi. Ed ecco quindi levarsi, a gran voce, un grido: "La serie è morta con Ezio!"


E mai furono proferite parole più veritiere. La serie era morta con Ezio, si. Ma era stato lui stesso, ad ucciderla.


"Assassin's Creed" è morto. Viva "Assassin's Creed"!

 

Fonti:


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